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Perché internet non é il paradiso

02 Marzo 2006

Perché internet non é il paradiso

di

Giovedì 16 marzo 2006 alle 19 presso la Mediateca di Santa Teresa (Via Moscova 28) MEET THE MEDIA GURU 2006 presenta Geert Lovink, studioso olandese teorico delle comunità virtuali.

Geert Lovink, studioso olandese teorico delle comunità virtuali e autore di Dark Fiber (Luca Sossella Editore, 2002) e di Internet non è il Paradiso, Reti sociali e critica della cibercultura (Apogeo, 2004), attualmente risiede a Berlino al Wissenschaftskolleg dove sta concludendo i suoi studi sulla Internet Critical Culture la cui pubblicazione è prevista per il 2007 nel saggio Dark fiber III ed è la prima volta che partecipa a un incontro in Italia.

MEET THE MEDIA GURU è il programma annuale di incontri con i protagonisti internazionali della cultura digitale destinato al mondo professionale e al largo pubblico promosso dal Forum Net-Economy (Comune di Milano, Provincia di Milano, Camera di Commercio di Milano) con il contributo di Research in Motion (RIM). L´iniziativa è ideata da MGM Digital Communication e Tribe Interactive in collaborazione con la Mediateca di Santa Teresa – Sezione Digitale della Biblioteca Nazionale Braidense.

Da anni Geert Lovink (1959) è uno dei maggiori analisti dei territori in cui la rete Internet incontra l’economia, la politica, l’azione sociale, l’arte. Un’intensa attività di saggista e di organizzatore di incontri internazionali ne ha fatto uno dei promotori della pratica della cultura innovativa di rete e della net.art, creando già nel 1995 la mailing list www.nettime.org, ormai ampiamente riconosciuta come uno dei forum principali per la discussione e l’analisi della rete e delle sue possibilità.

é tra i fondatoridell’Adilkno Foundation (Foundation for the Advancement of Illegal Knowledge), editore di Mediamatic (http://www.mediamatic.net/), animatore e organizzatore del progetto Digital City di Amsterdam.

Geert Lovink è un personaggio difficilmente inquadrabile nei canoni dell’intellettuale classico, passa agevolmente dall’ambiente accademico a quello controculturale, al limite, ma sicuramente non al margine sia dell’uno che dell’altro ambiente, è una figura d’intellettuale dei nuovi media alquanto originale.

I suoi libri sono stati pubblicati, dopo il 2000, l’anno del dotcom crash, evento che mise la parola fine sulla strombazzata età dell’oro della new economy targata Internet. Il tramonto dell’euforia utopistica dei primi tempi, il fatto che Internet sia entrata nella quotidianità di un numero sempre crescente di persone, l´avanzare dei tentativi di privatizzazione e blindatura della Rete da parte di stati e corporations in nome della sicurezza, sono elementi altrettanto importanti che dipingono un paesaggio profondamente diverso: da strumento straordinario, quasi esoterico destinato a pochi, Internet è diventato un mezzo pubblico utilizzato da un numero enorme di persone, con tutto ciò che ne consegue:

«Internet non è più una cosa nuova. L’email sta diventando parte della vita quotidiana, come è successo con la televisione, l’aspirapolvere e il frigorifero».
(http://www.cybercultura.it/pubvin/2005_geert_lovink.htm)

I temi

Comunita virtuali e Mailing list

“Le mailing lists come Nettime sono dei network informali fatti di persone, testi e dibattiti. (…) L’importanza di queste liste e weblog puo’ essere compresa solo se sai come oggi funziona la produzione di cultura e quanto essa dipende da situazioni informali, da ambienti informativi connessi. (…)Gli old media hanno installato grossi filtri per impedire che i segnali provenienti dalla societa’ riescano a passare. I network sono molto piu’ sensibili, o agitati, se preferisci. Sono aperti, sempre sul punto di produrre soltanto rumore. Quello che si fa in liste come “nettime e’ una sorta di “filtraggio collaborativo”, un processo collettivo attraverso il quale le personetentano di estrarre un senso da quanto circola. Il topic di Nettime e’ la politica culturale dei new media, ma questo topic potrebbe essere benissimo diverso. Il termine “tactical media” non e’ connesso a Internet in se’ stessa. È emerso nei primi anni novanta, dopo la caduta del muro di Berlino, come concetto post 89, per superare la dicotomia informazione “alternativa” versus informazione “mainstream”. L’uso tattico di miscele di media personali e locali, di vecchi e di nuovi media serve per creare nuove, temporanee zone di liberta’. Puo’ trattarsi di un techno party, di una radio pirata, della produzione di una fanzine, di una mailing list o di una festa”.

Intervista a Geert Lovink, Flirt Magazine, Lisbon
(traduzione italiana: http://italy.indymedia.org/news/2003/01/146355.php)

Perche internet non é il paradiso

L´invito di Lovink è quello a una critica della Rete fortemente pragmatica e realista, concentrata sulle modalità concrete attraverso cui la comunicazione in Rete prende forma.

«La cultura dell’information technology basata sul consenso, con il suo positivismo New Age degli hippy-imprenditori, ha dominato i circoli della Rete per un lungo periodo. Ciò è dovuto, in parte, a un fattore di scala. Fino agli inizi degli anni Novanta, la comunità mondiale di Internet era piccola e relativamente omogenea. Con mezzo miliardo di utenti nel 2003, quel quadro è cambiato radicalmente» (Ivi, p. 24).

«L’invito a fondare una Critica della Rete non è una via di fuga luddista, una ricerca di una posizione essenzialista o “aliena” da outsider. È un invito all’impegno e alla responsabilità figlio della preoccupazione profonda che la Rete, bit dopo bit, venga chiusa, blindata dai filtri antispam, dagli avvocati difensori del copyright, dai burocrati e da un’accozzaglia di misure di sicurezza. C’è una manovra congiunta che si va dispiegando di governi e corporation che affermano di voler creare un ambiente informativo “sicuro” e “protetto” e libero dal dissenso o da fattori di rischio per la libera circolazione dei capitali. Con l’applicazione di determinate misure tecniche e legislative, ogni bit può essere etichettato come “dissenso”. I pragmatisti radicali come me credono che il quadro non sia così cupo, che ci sia ancora spazio per l’intervento e la liberà di iniziativa fuori programma. Questa fiducia si basa sull’ardire di una minoranza attiva di utenti della Rete che vogliono agire – preparati e forti di esperienze sufficienti a fare lobby e a costruire alleanze sociali che scompaginano o aggirano all’infinito i sistemi chiusi basati sul profitto ricavato tramite il controllo e la scarsità, mentre rafforzano gli standard aperti e innovativi, accessibili e modificabili da chiunque nello spazio pubblico.»
http://www.cybercultura.it/pubvin/2005_geert_lovink.htm

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